lunedì 18 agosto 2008

Amos, veridizione




Se già mi sorprende vedere Dio che si immedesima nel povero, mi sorprende ancor più vedere un pover'uomo che, gratuitamente, dà la vita per fare la volontà di Dio.
Il Libro di Amos è attuale non soltanto perchè parla dei peccati del nostro tempo (dalle tangenti ai traffici illeciti, dalla mercificazione del corpo all'affettata religiosità), ma perchè c'è, dentro il testo, un messaggio che viene da Dio, un messaggio vero da sempre e per sempre, che possiamo capire solo alla luce della Risurrezione:


Nel posto vuoto occorre inserire la parola "beatitudini", che gli evangelisti Luca e Matteo riportano in modo diverso, ma con una conclusione simile che riguarda i profeti (Mt 5,12; Lc 6.23), perseguitati per aver preannunciato guai (cfr 1Re 22,8.27).
Credo che il testo di Amos parli a noi, nella pienezza dei tempi, di vita eterna, della vita nuova dei salvati dalla bocca degli inferi (9,2). Per mezzo dei profeti ha parlato lo Spirito Santo: questo sta nella nostra professione di fede.

La missione di Amos non è diversa da quella dell'uomo di Dio che, venuto anche lui da Giuda (ma circa un secolo e mezzo prima), profetizzò sull'altare di Betel l'avvento di un figlio della casa di Davide (1Re 13,1-10).
Anche lui doveva convincere un re di nome Geroboamo che ciò che faceva "è male agli occhi del Signore".
La veracità della sua missione fu poi confermata in quanto, avendo egli disobbedito all'ordine del Signore di non mangiare nulla in Israele, fu ucciso da un leone sulla strada del ritorno (1Re 13, 11-32).

Chi è questo leone che anche Isaia (31,4) e Osea (5,14; 13,7) hanno veduto?

Ruggisce il leone: chi mai non trema?
Il Signore ha parlato: chi può non profetare?
(Am 3,8)

Mi chiedo: se Amos conosce la storia dell'
uomo di Dio (2Re 23,17) è consapevole di cosa voglia dire "non lo farò tornare"? Perchè non se ne torna a casa e mangia in pace il suo pane? (7,12)


























Continua...







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