lunedì 15 settembre 2008

Forza debole

RIPORTO IL TESTO LETTO DA ROSANNA SCOPELLITI ALLA FINE DELLA MESSA SOLENNE CELEBRATA NEL DUOMO DI REGGIO CALABRIA IL 9 AGOSTO 2008, IN OCCASIONE DEL 17.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SUO PADRE.



Scrisse San Paolo a Timoteo: "Quanto a me, ormai è giunta l'ora di offrire la mia vita come sacrificio a Dio. È il momento di iniziare il mio ultimo viaggio. Ho combattuto la buona battaglia, sono arrivato fino al termine della mia corsa e ho conservato la fede. Ora mi aspetta il premio della vittoria: il Signore, che è giudice giusto, mi consegnerà la corona di uomo giusto".
Diciassette anni fa anche mio padre, il sostituto procuratore della Suprema Corte di Cassazione Antonino Scopelliti, ha combattuto la buona battaglia conservando la sua incrollabile fede nei principi dell’onestà, della legalità e della Giustizia, e per la fedeltà a quei principi non ha esitato a mettere a rischio la sua stessa vita, pur sapendo di esporsi al martirio, come fecero prima di lui e dopo di lui altri magistrati, carabinieri, poliziotti, finanzieri, servitori dello Stato e delle Istituzioni democratiche, in tutte le sue forme.

Ecco, oggi ed in questo momento il mio pensiero ed il pensiero di tutti noi qui presenti si faccia memoria di mio padre e di tutti questi eroi, e la memoria di questi testimoni diventi a sua volta testimonianza nella nostra vita.
Solo così essi non saranno morti invano, e soprattutto la fiaccola della legalità passi dalle loro mani alle nostre, per camminare sulle nostre gambe e parlare con le nostre voci.

Werner Sylten, pastore luterano di origine ebraica, nel campo di concentramento di Dachau mentre lo conducevano a morte pregò così: "O Dio mio, anche nelle tenebre della nostra vita presente, possano la miseria e la solitudine non essere invano. Strappaci all'angoscia e alla paura. Fatti trovare sulla croce. Vieni vicino a noi e salvaci".

Il mistero dell'iniquità ha trovato anche nella storia della nostra terra tanti varchi, e troppe volte ha sfigurato l'immagine dell'uomo, cercando di abbrutirlo, negandogli la dignità, annientandone la fede, spezzando il suo rapporto con Dio, uccidendo in lui le risorse di bene e poi il corpo.
Eppure, dal profondo dell'abisso si sono accese delle luci di speranza, di resistenza al male. Si sono levate delle voci che non hanno cessato di lottare nello sfinimento e nella debolezza: uomini, donne, giovani che hanno provato angoscia e paura, ma che non desiderano salvare la propria vita a costo di perderla.

Questi uomini e donne, questi giovani, non hanno amato la loro vita più delle scelte di amore e di fede che l'hanno resa feconda.
Essi sono i nuovi testimoni di una Calabria che vuole cambiare, e che sta già cambiando. A tutti loro, alla "forza debole" che da essi promana, alla loro meravigliosa testardaggine di cercare a tutti i costi di spezzare le catene del giogo mafioso, nonostante tutto e tutti, siamo debitori.
Anche noi, insieme a loro, combattiamo come scriveva San Paolo, la buona battaglia. Insieme, tutti insieme possiamo vincere.

Ringrazio tutte le Autorità Civili, Militari e Religiose qui presenti, e tutti i cittadini, calabresi e non, che hanno aderito al nostro invito quest’oggi, in quest’ora che appare un tramonto ed invece è un’alba di Speranza per il nostro popolo.
Che il Signore, nella Sua immensa misericordia, doni la corona del Giusto a mio padre ed a tutti i martiri della legalità, e ci benedica tutti.








PER SAPERNE DI PIU':
http://www.legalitalia.org/


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