martedì 15 luglio 2008

II - Vangelo? Tutte storie!


Se chiedete in giro cosa è il cristianesimo, ognuno, credente o ateo, prete o laico, cristiano o meno, vi darà una risposta diversa.


Così, anch’io dico la mia: il cristianesimo è il vangelo.


Per essere preciso direi, anzi, che è il vangelo di Gesù Cristo. Immagino che, con questa stringata definizione, mi troverei d’accordo con altri credenti, con molti preti e con tanti cristiani… Anche se, poi, ognuno farebbe i suoi distinguo e sentirebbe il bisogno di essere ancor più preciso. Ci sarebbero, però, tanti altri credenti, preti e cristiani che non sarebbero comunque d’accordo e, sicuramente, una definizione del genere non direbbe niente a chi professa un’altra religione o non crede.


Si fa presto a parlare di Gesù: se anche è storicamente vissuto, ha predicato in Palestina ai tempi di Tiberio Augusto ed è stato crocifisso da Pilato, chi può dire che sia tutto vangelo quel che raccontano i cosiddetti “apostoli”, tra i quali - è bene ricordare - ve ne è uno che è stato determinante per la diffusione del cristianesimo, ma che Gesù non lo conobbe mai di persona.


Mettiamo, perciò, da parte questo scomodo personaggio: poco ci importa che Gesù Cristo sia stato uno dei tanti profeti o il Figlio di Dio o, come dicono alcuni, un impostore. Alla fin fine quelli che non sono d’accordo continuerebbero a non essere d’accordo, nonostante ci sia nel mondo una Chiesa che dimostra che qualcosa deve pur essere successo a seguito di quella morte in croce. Se uno è critico verso la Chiesa, questo preteso “Signore” è solo una figura mitica, buona per gli allocchi che ci credono. Ma poi, in fondo… Anche a me, che allocco non sono, che mi cale?


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Il cristianesimo è il vangelo perché è euanghelion, una “buona notizia”.


La mia vita ha valore se ha un senso - dicevo nel post precedente - altrimenti è una vita assurda. Una buona notizia è quella che, quando la realtà quotidiana diventa troppo pesante da vivere perché le cose non vanno come vorrei, mi dà una prospettiva nuova, un motivo per continuare a sperare e un sostegno per darmi da fare per vivere e vivere serenamente.


Il vangelo di Gesù Cristo mi dice che Dio mi ama e che la morte è stata vinta, mi dice che ho speranza.


E va beh! Dice… Dice… Sì, c’è chi subito ci crede e viene preso dall’entusiasmo perché pensa che tutti i suoi guai possono trovare soluzione. Si fa convincere e, infine, suggestionato, si autoconvince. Magari supera anche un periodo difficile, una depressione, ricomincia a vivere… O invece, piuttosto, ricomincia ad affannarsi per vivere?


La “buona notizia” è quella che veramente mi libera dalla schiavitù; è quella che - se accolta - mi porta fuori dall’Egitto, da un’esistenza senza orizzonti, cioè; è un’esperienza nel deserto dove mi viene dato gratuitamente ciò di cui ho bisogno e posso camminare verso una nuova meta senza dovermi preoccupare di niente e meno che mai dell’aguzzino del faraone che mi costringe a faticare per niente, per vivere in miseria.


Per parlare di Dio, il buon ebreo racconta la storia dell’esodo. Senza storia non si capisce Dio, non si capisce il cristianesimo, non si capisce la propria esistenza.


La “buona notizia” è quella che ti porta a scoprire che Dio non è estraneo alla tua storia attraverso il racconto di uno che ti annuncia come lo stesso Dio ha operato nella sua vita, sempre. Può essere il racconto dell’ebreo che parla del passaggio del mar Rosso compiuto dagli antichi padri o quello dell’evangelista che stava sotto la croce di Gesù e anche Dio era là, mentre il Figlio, dopo aver detto: “Tutto è compiuto”, chinato il capo, spirò.



2)- Continua…

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