domenica 3 agosto 2008

La costola di Adamo

Il Signore Dio fece scendere un torpore sull`uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all`uomo, una donna e la condusse all`uomo. Allora l`uomo disse:
"Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall`uomo è stata tolta".
(Gen 2,21-23)

La traduzione dell'ultimo versetto che ho citato dal libro della Genesi, laddove parla di "uomo" e "donna", non rende affatto l'originale ebraico che si basa, invece, sulle parole "ish" e "ishsha" ("issu" e "issa" per dirlo - con una battuta - in sardo). Se proprio si volesse rendere l'idea, in italiano occorrerebbe dire "uomo" e "uoma".
Ciò, da un lato, dimostra che il libro sacro contiene, in nuce, l'affermazione dell'assolutà parità tra uomo e donna. Peraltro il racconto della creazione della donna ha dato adito, nei secoli, a interpretazioni errate sui rispettivi ruoli - maschile e femminile - e ha, altresì, alimentato credenze assurde.

Secondo una credenza popolare abbastanza diffusa, gli uomini avrebbero una costola in meno rispetto alle donne, eredità dell'asportazione subita da Adamo. In realtà sia uomini che donne hanno lo stesso numero di costole. È però importante notare che in molti testi di ampia diffusione, soprattutto relativi alla storia della scienza, viene spiegato che in passato questa credenza fosse una vera e propria tesi scientifica accettata e consolidata, derivante dal racconto biblico ed imposta di fatto come dogma dalle autorità religiose.
(da
http://it.wikipedia.org/wiki/Adamo)

Mi sono contato le costole e ho contato le costole di mia moglie. Dopo di che, per deduzione scientifica, oso affermare quello che più sopra ho definito una credenza assurda: l'uomo ha una costola in meno rispetto alla donna! Solo che questa benedetta "costola" non si trova nel torace, come è facile verificare, bensì nel bacino. Come è noto, lo scheletro della donna si può facilmente distinguere da quello dell'uomo osservando la diversa conformazione del bacino: questo, nella donna, è atto a contenere, sorreggere, proteggere la vita nascente e a darla, poi, alla luce. Le ossa che costituiscono il cosiddetto "monte di Venere" sono ben evidenti anche nell'aspetto esteriore della donna, sono robuste e pronunciate, facilmente individuabili al tatto. Nell'uomo, al contrario, quelle ossa, pur presenti, sono meno accentuate e sfuggono alla palpazione.

Tutto questo dimostra che il racconto biblico è verace (si basa, cioè, sulla constatazione di un fatto reale) e, mentre illumina il discorso sulla necessaria complementarietà dei due sessi per la trasmissione della vita, non cambia di una virgola quello della pari dignità tra "ish" e "ishsha", che non deve portare, però, a confusione di ruoli.


N.B. Mi pare strano che nessuno mai prima di me abbia fatto una simile osservazione, ma, nel caso - pur non ponendo il copyright, anzi auspicando la diffusione, l'approfondimento e lo sviluppo dell'idea - ne rivendico la paternità, seconda solo a quella dell'Autore sacro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi hai fatto venire i brividi con questa riflessione sulla costola in meno nell'uomo. Te ne ringrazio davvero. Verrò a trovarti più spesso.
www.annavillani.blog.kataweb.it