venerdì 11 febbraio 2011

Libera nos a malo

I presidenti diocesani del Movimento ecclesiale di Impegno culturale, riuniti a Oristano in preparazione del loro convegno nazionale, hanno fra l’altro preso in considerazione le ultime vicende concernenti il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Avuto riguardo all’inverecondo spettacolo che, attraverso i mezzi di comunicazione, sta emergendo intorno agli squallidi “festini di Arcore” e dintorni, alla degradata rappresentazione della vita civile e politica che viene offerta ai cittadini e soprattutto ai giovani, all’indecorosa immagine che dell’Italia viene data al mondo, non possono esimersi dall’esprimere forte e netta la loro indignazione e dal dichiarare insopportabile siffatta situazione sul piano della valutazione etica e culturale. Sono riconoscenti al giornale cattolico “L’Avvenire” e soprattutto al settimanale “Famiglia Cristiana”, che da tempo denunciano questa grave deriva morale e sono grati ai rappresentanti della Chiesa Italiana che, anteponendo la profezia alla diplomazia, hanno finalmente rotto un dolente silenzio per esprimere tutto lo sconcerto, il turbamento, lo sdegno del mondo delle parrocchie e delle associazioni cattoliche ed un severo richiamo alla moralità, alla legalità ed alla sobrietà di chi ha responsabilità pubbliche.
Memori dell’esigente monito di Qohelet che c’è un tempo per tacere ed un tempo per parlare, consapevoli che oggi il silenzio equivale a connivenza, nella loro qualità di laici cristiani, esponenti di un movimento ecclesiale che ha assunto l’impegno culturale come missione e diaconia, sentono bruciante il dovere di prendere posizione accanto a coloro che hanno elevato nitida la loro voce critica su questi fatti disdicevoli.
Ritengono che, dopo aver constatato questo “disastro antropologico”, per usare un’eloquente espressione del Presidente della CEI, non sia più percorribile per i cattolici una certa corsia preferenziale sul piano politico e per le alte gerarchie istituzionali uno scambio non sempre limpido di indulgenze con esibite concessioni di benefici.
Emerge difatti, con evidenza solare, che quella che appariva come una ragionevole motivazione della benevolenza gerarchica verso il Capo del Governo, e cioè la disponibilità a politiche attive sui valori della famiglia, della bioetica e dell’educazione, risulta ormai inesorabilmente fiducia mal riposta.
Infatti egli ha spaccato il popolo italiano e lo stesso mondo cattolico in due contrapposte fazioni avvitando il paese in un conflitto senza soluzione, ha mosso veementi attacchi di delegittimazione contro i giudici e altri organi costituzionali dello Stato, ha introdotto nella pratica della comunicazione uno sperimentato sistema per trasformare in verità, grazie all’ossessiva ripetizione, anche le panzane più grossolane.
Né può sottacersi il ruolo diseducativo svolto dalle sue televisioni in questi ultimi trent’anni, soprattutto nei confronti dei ragazzi. Moderne e insidiose sirene, esse hanno fatto impallidire quanto ad efficacia persuasiva quelle omeriche, non solo plasmando il gusto politico di molti italiani a vantaggio del nuovo “uomo della Provvidenza”, ma (quel che è peggio) inoculando nelle giovani menti, attraverso programmi come Colpo grosso-Drive-in, Grande Fratello, Colorado Caffè, Uomini e donne ecc., una visione della vita fondata sulla mera immagine, il successo, il denaro facile, la volgarità, la bellezza artificiale, il salutismo, le barzellette, il disprezzo per ogni valore tradizionale. Una vita in cui la povertà è una colpa, la sofferenza crea indifferenza, la diversità è esclusa, la legalità è derisa, l’edonismo è una virtù: insomma, un modello di vita assolutamente anticristiano. E allora, perché meravigliarsi se ancora oggi quel modello sciagurato di vita è praticato dal suo inventore ed emulato da quella porzione malata di società plasmata dalle sue televisioni? Lo spaccato più penoso di questo fenomeno è la scena dei padri e delle madri che incitano le figlie, già “immolate al drago”, ad essere ancora più spregiudicate, pur di racimolare più danari e nuovi favori.
Quale degradazione della famiglia, quale depravazione dei costumi è equiparabile a questa? Come è possibile, dunque, che personaggi sedicenti cattolici, ma che appaiono essere più “atei devoti” che cristiani, non vedano l’enormità della vergogna e si associno ai cortigiani del Premier nella difesa ridicola e goffa di comportamenti oggettivamente indifendibili, facendo appelli al mondo cattolico attonito e profondamente turbato, cercando di ridurre le esplicite riprovazioni dei massimi rappresentanti della Chiesa ad una generica predica domenicale erga omnes e confondendo col moralismo la valenza etica della vita civile e politica?
È opportuno ricordare dal Vangelo di Luca uno dei discorsi di Gesù ai discepoli durante l’ultima cena pasquale: “Coloro che hanno il potere sulle Nazioni spadroneggiano e si fanno chiamare benefattori. Per voi non sia mai così!”. Anche il Primo ministro italiano si proclama benefattore delle ragazze che animavano le notti di Arcore.
È tempo di voltare drasticamente pagina. Sale dalla società più sana e consapevole una domanda di esemplarità positiva e di rigenerazione morale, un disperato bisogno di buon governo e dignità istituzionale che non possono rimanere inascoltati.
Il destino degli italiani non può rimanere appeso alle vicende degenerative di un uomo che sembra ormai smarrito nella sindrome di Sansone e dei Filistei.
Occorre uno scatto etico, culturale e politico di tutti gli uomini liberi e forti, occorrono nuove e trasparenti elezioni democratiche, occorre che si faccia avanti quella nuova generazione di cattolici impegnati in politica alla quale più volte il Papa e i vescovi hanno fatto appello.

I presidenti diocesani del Movimento ecclesiale di Impegno culturale

(da La Nuova Sardegna di venerdì 11-02-2011)

Parli del diavolo e spunta la coda...
















Nessun commento: